AIKIDO. ARTE MARZIALE, ARTE MEDITATIVA – Stefano Mazzilli
Nel corso degli anni, la pratica assidua e l’esperienza dell’insegnamento, mi hanno portato a riflettere sull’Aikido come Arte Meditativa, constatando il fatto che la categoria di Arte Marziale, da sola, potrebbe risultare per tale disciplina, riduttiva e paradossale.
Nell’usare la parola Arte, faccio riferimento alla capacità e alla necessità dell’uomo di esprimere se stesso in modo creativo, in tutte le proprie dimensioni, nella ricerca inesauribile del senso della vita e della Bellezza, a cui aspira con nostalgia profonda, quale origine e meta del suo divenire.
Il termine Meditazione riguarda, cogliendone l’accezione tipicamente orientale, la possibilità che abbiamo di creare in noi l’unione armonica di mente, corpo e spirito, attraverso metodiche in grado di accendere i processi di autoconoscenza, di risveglio della coscienza, di trasformazione consapevole, di trascendenza, di espansione del proprio essere in relazione agli altri e alla natura.
1. Verso il superamento del concetto di marzialità
E’ proprio il suffisso giapponese “Do”, la Via, usato dai fondatori delle Arti Marziali moderne, che viene a rivelare qualcosa di prezioso ed inedito riguardo agli obiettivi della pratica. Specialmente riguardo all’Aikido, la Via dell’Armonia, salta immediatamente agli occhi, come la definizione di Arte Marziale sia un paradosso ed una contraddizione in termini. La Via che viene indicata da Ueshiba, fondatore dell’Aikido, è un percorso educativo, un servizio alla persona, un’opportunità di sviluppo individuale e collettivo, una opzione etica fondamentale, nella prospettiva di un profondo rinnovamento sociale che parte necessariamente dalla trasformazione del Cuore dell’uomo. L’Arte della Pace, via meditativa di trasformazione, quindi, prende il posto dell’Arte Marziale, arte della guerra, espressione di una cultura di morte. L’Aikido come via di sviluppo intuita, sperimentata e consegnataci da Ueshiba, si caratterizza come metodo dinamico, in continua evoluzione, in cui il soggetto protagonista è il praticante e l’obiettivo è la qualità della vita che viene coltivata nella metafora della pratica. Le tecniche non sono il fine, ma lo strumento con cui ci si esplora fino a scoprire i princìpi che ci strutturano, affinché possiamo essere liberi, nel tempo e nello spazio, di esprimerci in coerenza di pensiero e d’azione. L’Aikido, Via dell’unione armonica delle energie, è il salto di qualità dalla tecnica all’Arte; dall’uso strumentale e possessivo delle risorse, alla conoscenza che rende liberi; da una pratica omologante e dogmatica, ad una relazione dialogica e costruttiva in cui ciascuno è valore, soggetto della cura di tutti. Ne deriva che l’Aikido ci pone in una nuova coscienza, in una rinnovata sensibilità.
E’ appunto la chiarezza degli obiettivi che fa la differenza nell’ambito di ogni sessione di allenamento. Si potrebbe anche padroneggiare molta tecnica (Jutsu) ma non essere entrati nell’Aikido, in cui, ciò che conta è la dimensione dell’essere e non quella dell’avere. Diventare efficaci allora significherà imparare a gestire se stessi, la situazione, l’altro, nel modo migliore, coltivando forza di volontà, capacità di discernimento e autocontrollo, piuttosto che spirito violento e distruttivo.
“Il vero scopo dell’Aikido non consiste semplicemente nel praticare le tecniche del Bu Jutsu. Il suo profondo scopo è la creazione di un mondo di bellezza, grazia ed armonia”.
Morihei Ueshiba
2. Le fasi dell’Aikido come Meditazione
Aiki Taiso: Imparare a “sentirsi bene”.
Ogni sessione di Aikido la viviamo come un evento unico, un tempo privilegiato in cui pratichiamo per sentirci vivi, liberi, offrendoci un’attenzione amorevole nel prenderci cura della nostra crescita. Il primo passo lo facciamo entrando in contatto con noi stessi attraverso l’Aiki Taiso. Una vera e propria ginnastica energetica preparatoria, in cui coltiviamo la propriocezione, la percezione del nostro corpo. In questa fase la mente prende corpo e respirando, consapevolmente, ci espandiamo contattando lo spazio che ci circonda. L’autoascolto è la regola. Lasciarsi andare è necessario al rilassamento e all’unificazione, quanto un atteggiamento sorridente di autoaccoglienza. Attraverso movimenti ampi e completi rivitalizziamo il nostro corpo restituendogli flessibilità, mobilità articolare e vitalità, aprendo mente e cuore all’unisono con l’Universo in movimento. Prendiamo contatto con il nostro Centro unificatore, il Tanden, non solo centro geometrico delle nostre periferie ma anche luogo energetico in cui focalizzeremo la nostra presenza mentale per restare centrati in equilibrio dinamico anche quando saremo in movimento, sollecitati emotivamente dall’esterno. Lasciamo andare le tensioni emotive ritrovando il gusto di essere presenti a noi stessi, qui e ora. Coltiviamo un respiro corretto e completo fino a raggiungere una rinnovata limpidezza psicofisica. Attraverso questa preparazione che ci aiuta a mettere ordine in noi stessi, ci rendiamo idonei a contattare gli altri per praticare insieme l’Aikido come Meditazione in movimento.
3. Il percorso della coscienza
“L’Aikido non serve per correggere gli altri: è per correggere la tua mente. Questa è la missione dell’Aikido e questa dovrebbe essere la tua missione. La vittoria su noi stessi è l’obiettivo primario dell’addestramento. Nell’Aikido non abbiamo nemici, nessuno di noi è un estraneo. Esercitiamoci ogni giorno per rendere il mondo un posto più pacifico”.
Morihei Ueshiba
Uno degli aspetti fondamentali dell’attività meditativa è il risveglio della coscienza.
Ritengo sia molto utile, nel percorso di crescita dei praticanti di Aikido, indicare i tre stati fondamentali di coscienza, come si usa fare in una buona pratica meditativa, per riconoscere la nostra attuale situazione e liberarci dai condizionamenti al fine di realizzare l’Armonia.
3a. Coscienza asservita
Quando la coscienza è ingannata dai falsi io della psiche, sottomessa ai bisogni e alle cose vane. Quando l’ego trova appagamento nell’illusione di potenza e di garantismo all’interno di schemi omologanti. In questa condizione, tutto viene consumato ed abusato egoisticamente. La volontà di potenza e di dominio passa attraverso lo sfoggio della tecnica, spesso eseguita senza alcun rispetto dei compagni d’allenamento e, nel caso degli insegnanti, attraverso modelli imposti a dogma. Si sostituisce il mito alla ricerca autentica del vero. Si ragiona per etichette offuscando i rapporti nel pregiudizio. Si diventa complici delle ingiustizie con un atteggiamento di rassegnazione e d’omertà. E’ il tempo della ricerca spasmodica della tecnica da collezionare, nell’illusione che più si possiede, più si ha potere. La liberazione, necessaria allo sviluppo di una vita sana e solidale è, in questo stato, un processo tutto da attivare.
3b. Coscienza sveglia
In questa fase la coscienza entra gradualmente nella fase del risveglio iniziando con l’osservazione attenta di ciò che avviene nella propria esistenza. La domanda sul senso diventa impegno nella ricerca della verità e di tutto quanto sia utile e vitale per il bene personale e degli altri. L’impegno nello smascheramento dei condizionamenti porta, nel tempo, a liberarsi dai vecchi schemi per raggiungere l’essenza ed il valore di ogni cosa. Non si ragiona più per pregiudizio ma si vuole vedere in profondità e oltre le apparenze. La coscienza vigile dà spirito ad ogni azione e prepara al salto dalla tecnica all’Arte come espressione viva di sé. Si conquista qui la possibilità concreta di evolversi secondo i propri ideali. Ci si apre ad una nuova armonia, in cui tutte le dimensioni sono allineate e alleate della coscienza attiva. Qui, nella dimensione dell’intuizione dell’essere, si attua la conquista della propria identità autentica e libera, nella conoscenza e nella donazione di sé.
Questo stato di coscienza vigile che dovrebbe essere educato fin dall’età evolutiva, deve essere ricercato e verificato con assiduità.
Tale atteggiamento apre al livello di maturità successivo.
3c. Coscienza armonizzata
Questa è la fase in cui l’uomo fa esperienza della totalità dell’Essere. Il Centro vitale, cuore e spirito dell’uomo, si unisce alla Sorgente dell’Essere e sperimenta il ritorno all’Uno. Avviene l’intuizione del superamento della dualità e ci si scopre in armonia con il tutto. Si percepisce in ogni essere la medesima preziosa scintilla di vita. Percorrere la Via dell’Armonia si traduce nella dedizione costante al miglioramento delle condizioni vitali per il bene di tutti. Si cerca la felicità dell’altro in uno spirito di compassione e di solidarietà concreta. L’amore diventa sintesi di ogni conoscenza ed espressione massima della propria esistenza.
Vivere la coscienza armonizzata porta ad esprimere al presente la migliore versione di se stessi, rendendo possibile una vita felice.
“L’ Arte della Pace inizia con voi. Lavorate su voi stessi e sul compito assegnatovi dall’Arte della Pace. Ognuno possiede uno spirito che può essere purificato, un corpo che può essere allenato e un sentiero adatto da seguire. Voi siete qui per realizzare la vostra divinità interiore e manifestare la vostra illuminazione interna. Promuovete la Pace nella vostra vita e poi applicate l’ Arte su tutti coloro che incontrerete”.
Morihei Ueshiba
4. La meditazione in movimento nella relazione con l’altro
Aspetto peculiare dell’Aikido è la pratica da svolgere insieme. Un’esperienza unica nel suo genere, in quanto i praticanti, pur rifacendosi al linguaggio del combattimento simulato, sono chiamati, attraverso l’esecuzione di movimenti tecnici, ad entrare in sintonia tra loro, attraverso una vera e propria connessione di mente, di corpo e di spirito. L’obiettivo non è tanto sopraffare l’altro, bensì, esprimere una perfetta ed armonica gestione di se stessi come risposta ad una determinata situazione d’attacco. In questo sacro gioco in cui simbolicamente la vita viene messa a rischio, entrano in atto parecchi fattori da armonizzare: aspetti psichici, emozionali, fisici, il tempo, lo spazio. C’è il confronto tra due intenzioni, due strutture corporee, due libertà. Per di più la regola vuole che non si usi la forza cieca ma si applichi il principio dinamico autentico per raggiungere la rottura dell’equilibrio nel controllo del compagno e, soprattutto, per essere Aikido, l’intero processo di attacco e di difesa deve risultare assolutamente vero e non bluffato. La pratica stessa, se vissuta coerentemente, produce sensibilità, capacità di focalizzazione e coordinamento psicocorporeo. L’altro non verrà mai considerato come avversario, ma come compagno d’allenamento, parte della propria vita, degno di cura, rispetto e attenzione.
L’Aikido come meditazione si realizza quando tra i due praticanti s’innesca una fluidità ed una continuità di movimento, tali, da non richiedere più il controllo mentale sull’azione, abbandonandosi spontaneamente ad una varietà infinita di movimenti, liberi ormai da qualsiasi schema tecnico, essenziali invece, corretti e puntuali nell’esecuzione. Insieme, allora, gli aikidoka raggiungono la perfezione nell’istante in cui si offrono reciprocamente, nell’espressione sublime dell’Aikido vissuto appieno. A questo punto si compie la visione estetica dell’Aikido, la realizzazione della Bellezza nella plasticità della forma. La forma, frutto di autenticità, di libertà, di gestione corretta e armonica di tutte le risorse, rende visibili tutti i principi intrinseci a questo processo dinamico e ne è la manifestazione. La forma realizzata però, non è il punto d’arrivo, dura un istante e poi, come un perfetto mandala svanisce, richiamando i soggetti protagonisti della Bellezza a continuare il percorso dell’essere sulla Via dell’Armonia, centrati al presente, colmi di fiducia e d’entusiasmo nell’impegno di crescere e realizzarsi, passo dopo passo, nel flusso della vita.
5. Il vero scopo dell’Aikido
Il momento più importante della pratica meditativa dell’Aikido, è quando, salutati i compagni e gli insegnanti, lasciamo il Dojo, e, in buona coscienza, andiamo incontro alla nostra vita quotidiana, mettendo a frutto quanto la metafora virtuale dell’allenamento ci ha rivelato. Allora, con il cuore aperto e con le mani operose potremo scrivere pagine di una storia nuova, degna degli uomini liberi, realizzando il Sogno di Ueshiba, “un mondo di bellezza, di grazia e d’Armonia”.
Stefano Mazzilli, “Aikido” © A.S.A.H.I. Publishing 2012
La professionalità intesa come capacità di svolgere un’attività con competenza, efficienza, serietà, passione, credo si manifesti anche quando un pensiero con carattere d’insegnamento, per quanto complesso e profondo nei suoi significati, viene reso accessibile e comprensibile a chiunque, senza per questo limitarne il valore o impoverirne il senso.
E’ quello che, a mio avviso, si realizza in maniera egregia in questo articolo.
L’esposizione chiara di concetti fondamentali e l’elaborazione fluida ed accurata degli stessi rendono, secondo me, questo scritto un messaggio magistrale, incisivo, essenziale, di immediata interpretazione, che, con ricercata semplicità, è in grado di far cogliere un progetto educativo nel quale potersi sperimentare e di offrire, in maniera efficace, strumenti di conoscenza e spunti di riflessione.
La lettura partecipata seguendo l’ordine proposto degli argomenti permette, a mio parere, di entrare con vividezza percettiva nel processo teorico e pratico presentato e di farne una vera esperienza emozionale. Quello che inizialmente può essere un principio enunciato e, per certi versi, astratto diventa, lungo il cammino, un vissuto intimo e condiviso.
Così, anche senza aver mai frequentato da aikidoka un tatami, ci si ritrova ad intuire l’eccezionale contatto personale e collettivo che lì si realizza e, soprattutto, ci si ritrova intrisi ed arricchiti dall’idea concreta di una Speranza possibile, perseguibile ed attuabile che chiama alla consapevolezza, all’azione ed alla libera scelta ogni “persona”, aikidoka e non, nel percorso della propria Vita.
Grazie per questa grande occasione!
Maria Laura
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Grazie Maria Laura per il tuo intervento e per il tuo impegno nella ricerca e nell’evoluzione personale. Il migliore contributo che si possa offrire per il rinnovamento dell’umanità.
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