Allora occorre liberarsi dal potere e abbracciare l’umanità.
di Giovanni Sarubbi
Tutte le Chiese sono istituzioni di potere che nulla più hanno a che vedere con le “ecclesia” del primo secolo del movimento dei seguaci di Gesù di cui si parla nei Vangeli. Con il termine ecclesia si designava l’assemblea popolare nelle libere città dell’antica Grecia dove tutti i cittadini potevano partecipare e decidere. Le chiese sono diventate invece strumenti per legare le persone invece che liberarle; legano le persone al potere politico-economico delle società, secondo lo schema della “religio” romana, sintetizzata nella formula “cuius regio eius religio”; impongono dottrine su “dio” di cui pretendono di conoscere i voleri.
E non ci sono progressi sulla via dell’ecumenismo perché si incontrano “istituzioni” che devono innanzitutto difendere la propria esistenza, i propri preti o pastori o pope che dir si voglia, le proprie scuole, ospedali e strutture materiali e l’esercito dei “funzionari di Dio” che comprimono e bloccano quello che i teologi chiamano “spirito santo”.
Con le loro strutture e le loro dottrine impediscono che lo stesso spirito di quel “Dio” di cui parlano possa andare dove vuole e spingere gli uomini ad incontrarsi e a condividere ogni bene spirituale e materiale.
E gli uomini che rappresentano tali istituzioni sono pieni di se stessi, prigionieri delle proprie dottrine e dei propri pregiudizi.
Allora occorre liberarsi dal potere e abbracciare l’umanità.
Giovanni Sarubbi