Nasce il 9 febbraio del 1849 la Repubblica Romana

Il prezzo della libertà. Qualcuno ha pagato per noi con la propria vita. Preservare, custodire, difendere, promuovere la libertà è un sacro impegno che comporta responsabilità e rispetto, privilegio dei giovani, delle donne e degli uomini liberi.

Stefano Mazzilli

REPUBBLICA

“L’apice della Repubblica Romana, nata il 9 febbraio del 1849, sorta in seguito a una rivolta contro Papa Pio IX e il suo potere temporale, fu soprattutto questo: la visione del futuro in anticipo di cento anni”.

Nel 1849, anno di speranze e di rivalse della migliore gioventù italiana, una Repubblica, fondata sull’onda dell’entusiasmo di una stagione nuova, approvò una Costituzione che sanciva la libertà di culto, la laicità dello Stato, l’abolizione della pena di morte, della tortura e della censura, la libertà di opinione, l’istituzione del matrimonio civile, il suffragio universale maschile, l’abolizione della confisca dei beni, l’abrogazione della norma pontificia che escludeva le donne e i loro discendenti dalla successione familiare, la riforma agraria e il diritto alla casa tramite la requisizione dei beni ecclesiastici, la divisione dei poteri, l’abolizione della leva obbligatoria. 

Toccherà attendere più di un secolo perché queste riforme diventassero realtà nel vecchio continente. L’apice della Repubblica Romana, nata il 9 febbraio del 1849, sorta in seguito a una rivolta contro Papa Pio IX e il suo potere temporale, fu soprattutto questo: la visione del futuro in anticipo di cento anni.
In tanti, in quelle giornate di primavera, difesero Roma dalle cannonate francesi del generale Oudinot, venuto in soccorso del pontefice esiliato: liberali, repubblicani, patrioti, socialisti, sacerdoti, disertori, stranieri. Tutti per difendere un primato di civiltà, il prologo di un avvenire che in molti, tra coloro che si misero a combattere nel cuore di Roma, non videro.
Ogni tanto, se volete e se potete, andateli a trovare questi ragazzi, questi uomini e queste donne. Sono tutti sepolti insieme, nel Mausoleo Garibaldino del Gianicolo: 36 loculi chiusi da lapidi che ricordano i nomi di oltre 1600 caduti. Tra loro, il sarcofago che contiene le spoglie di Goffredo Mameli. Sul porfido, troverete una frase: ”…però il mio dolore è profondo e lo tengo sacro, è tutto per me. Cerco di essere degna del figlio. E d’una italiana, me lo divinizzo, lo considero come un martire, e come tale non lo piango…. Genova 22 agosto 1849”. E’ di sua madre, Adelaide.

Fabrizio Giusti

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